Abbandonati i “sogni di gloria”, torniamo a concentrarci senza distrazioni sulle vicende che impattano, quelle sì, sulla nostra quotidianità e non solo sul nostro “umore”, piuttosto che ci forniscono argomenti di discussione. Che di certo non mancano, a partire dalle elezioni francesi di ieri, ma anche dal clamoroso “flop” fatto registrare da Biden nel primo confronto televisivo, giovedì notte, con Trump.
Il 1° turno elettorale francese ha visto, come ampiamente previsto, la vittoria della destra guidata da Marie Le Pen. Un risultato certamente scontato, che ha portato il Rassemblement National a circa il 34% dei voti, superando di 6 punti percentuali la sinistra (circa 28%) e Ensemble, il partito che fa capo ad Emmanuel Macron, fermo al 22%.
Ad una prima lettura, quindi, sembrerebbe che la “destra-destra” francese si avviata, domenica prossima, nel secondo turno, ad una facile vittoria, che potrebbe portarla addirittura alla maggioranza assoluta.
O forse no.
Con una certa sorpresa, infatti, questa mattina i futures sembrano comunicare qualcosa di diverso. Sappiamo come i mercati spesso riescono ad “intercettare” il cambiamento, anticipando, e qualche volta anche “indirizzando”, la volontà popolare. Chi si aspettava una giornata difficile per i listini azionari europei, per il momento deve ricredersi. A Parigi il Cac 40 sale dell’1,21%, mentre ancora meglio fa l’Eurostoxx, in rialzo dell’1,28%. E salgono pure i listini americani, a partire dal “solito” Nasdaq (+ 0,41%), con lo S&P 500 a + 0,41%.
Evidentemente, nonostante il buon risultato, si fa largo l’idea che domenica prossima non sarà così scontato, per il vincitore del 1° turno, arrivare a confermare il risultato.
In effetti, anche se lo spoglio definitivo non è ancora finito, le previsioni davano il partito di destra a oltre il 36%. Siamo, quindi, un po’ sotto le aspettative, il che fa pensare chelo “zoccolo duro” sia un po’ più basso. Inoltre sta per entrare il “gioco delle alleanze”, fondamentale per ottenere il “quorum” per governare, visto che nessuno dei contendenti è in grado di farcela da solo. Macron, infatti, è già impegnato a convincere la sinistra (molto critica, come noto, nei suoi confronti) ad una sorta di “desistenza” per non favorire gli avversari.
Evidentemente, anche se può sembrare prematuro qualsiasi giudizio (si sta parlando di mercati futures a poche ore dal voto), si sta facendo largo l’idea che, ancora una volta, il risultato del primo turno può essere ribaltato in quello successivo: peraltro, più si dovesse far largo l’idea che un accordo che stoppasse sul nascere le speranze di Le Pen e Bardella, più è probabile che la volatilità e l’incertezza, che in molti davano per acquisite almeno sino al voto di domenica prossima, lascino spazio al ritorno della fiducia, con la “nuova” Europa che sta, almeno a livello di Parlamento e Istituzioni, nascendo che si troverebbe ad affrontare da subito, un problema, e che problema, in meno.
In molti, probabilmente anche per tranquillizzare gli investitori, in queste settimane si sono pronunciati in merito agli scenari che elezioni francesi avrebbero potuto (potrebbero) consegnarci, con sullo sfondo la preoccupazione forte che si possa ripetere la “devastazione” provocata dalla crisi del debito sovrano del 2011/2012, con il default della Grecia, le difficoltà di Spagna, Portogallo, Irlanda e l’Italia “acciuffata per i capelli”. Quasi tutti si sono affrettati a gettare “acqua sul fuoco”, sottolineando come la situazione oggi sia profondamente diversa.
In primis perché oggi non esiste un fronte “no euro” così marcato, con gli stessi partiti di destra (a partire da quello francese) che oggi non spingono per una fuoriuscita.
In secondo luogo, nel frattempo l’Eurropa, sia a livello di Governo che di autorità bancaria ha promosso una serie di iniziative (dal Recovery Fund allo scudo anti-spread (Tpi) varato da Christine Lagarde, per non parlare del piano Omt (riacquisto di titoli) voluto da Draghi.
Infine, va detto che nessuno, oggi, in Europa, per quanto alcuni Paesi (tra cui la Francia) non se la passino così bene, sono in situazioni così critiche come quelle di 12-13 anni fa. Infatti, gli spread, per quanto recentemente qualche movimento lo abbiano avuto, sono ben lontani dai picchi di allora.
Di tutt’altro peso potrebbe, invece, essere la “pastorale” americana, parafrasando il celebre romanzo di Philip Roth.
Il disastroso esito, per i democratici, del confronto tra Biden e Trump ha, infatti, provocato il panico tra i sostenitori del Presidente in carico, con molti che vorrebbero un suo “passo indietro”. Il tempo, teoricamente, ci sarebbe (mancano ancora 4 mesi al 5 novembre), con la Convention democratica che ancora deve riunirsi per formalmente “nominare” il candidato Presidente. Ma 2 sono gli ostacoli: il primo la strenua resistenza di Biden (e del suo “cerchio magico”, ad iniziare dalla moglie Jill), nonostante anche l’inusuale “invito” che gli ha rivolto il New York Times, la più prestigiosa testata giornalistica americana. Il secondo, forse più “serio”, è trovare un candidato di “standing” elevato, in grado di contrastare l’avanzata dello sfidante repubblicano, con il “sogno proibito”, per molti americani, di una candidatura di Michelle Obama, che, però, sembra non abbia alcuna intenzione al “grande passo”. Ma tutto fa pensare che siamo appena all’inizio…
Gli indici del Pacifico sembrano confermare quanto sta succedendo sulle piazze futures occidentali.
Il Nikkei di Tokyo è frazionalmente positivo. Di tutt’altro tenore Shanghai, che arriva a sfiorare l’1%. Chiusa per festività Hong Kong; quasi invariati altri indici, come il Kospi di Seul o il Sensex di Mumbai, però ai primi scambi di giornata.
Futures europei ancora più in evidenza rispetta ai primissimi scambi mattutini: in questi minuti (8.20) Parigi “vola” del 2,35%, con l’Eurostoxx a + 1,44%, esattamente in linea con il nostro MIB.
Prova di forza del petrolio, con il WTI che in questi minuti ha superato i $ 82 (82,11, + 0,59%).
Gas naturale debole, a $ 2,579 (- 0,96%).
Oro a $ 2.337 (- 0,17%).
Spread a 150 bp “tondi”, con BTP che apre la settimana da 4,06%.
Bund 2,50%.
Oat a 3,29% (a venerdì): probabile che, se il trend futures fosse confermato, che la giornata si apra con rendimenti in forte ribasso.
Treasury al 4,29%.
€/$ a 1,0776, con l’€ in buon recupero, ulteriore evidenza che i mercati, questa mattina, sembrano vedere “il sereno”.
Bitcoin che questa mattina sembra aver messo da parte l’apatia delle ultime settimane, con le quotazioni che si portano oltre i $ 63.000 (63.322, + 1,04%).
Ps: in molti conosciamo (o abbiamo sentito parlare) di Annalisa, probabilmente, in questi ultimi 2 anni, una delle cantanti italiane più note. A quanto pare, però, non la si conosce solo “dalle nostre parti”. Può sembrare incredibile, ma il suo nome (o forse la sua musica) ricorre anche nelle “decision room” della Nasa, probabilmente grazie al fatto che la cantante savonese è laureata in fisica (già questa assolutamente una notizia). Fatto sta che il più importante ente aerospaziale al mondo ha deciso di chiamare un asteroide “20014 Annalisa” in suo onore. Va notato che l’asteroide è stato scoperto nel 1991 ed è rimasto “unnamed” sino ad oggi. “Sinceramente” (come il titolo di una delle sue canzoni più conosciute) quasi incredbile.